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Sono Vivian Dellis e oggi è il mio quattordicesimo compleanno. Mia madre darà una grande festa per celebrare questo importante evento, cui prenderanno parte le mie amiche e anche le compagne di scuola di Sara.

 

Alex torna stamattina dopo aver frequentato per tre mesi la scuola di volo dell’Aeroclub di Siena. Mancano soltanto pochi anni, poi, finalmente, realizzerà il suo sogno più grande.

 

Mi guardo allo specchio e mi trovo cresciuta, non sono più una bambina. Quest’anno frequenterò il Liceo Classico, ma ho già le idee molto chiare sul mio futuro. Voglio diventare biologa marina e specializzarmi in oceanografia perché amo il mare e tutto ciò che lo riguarda.

 

In occasione del mio compleanno indosso un vestito bianco che mi sta davvero bene. La gente non fa che ripetermi quanto sia bella, lo dicono tutti e a volte lo percepisco anche dagli sguardi dei ragazzi che mi vedono passare a scuola o in città. Sarà anche così, ma a me l’aspetto fisico non interessa affatto. Nonostante i miei lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri so di essere bellissima dentro. Al momento non provo ancora interesse per quelli che mi fanno la corte: non ho voglia di impegnarmi in una storia d’amore, mi sento troppo piccola per questo. Un giorno, ovviamente, mi innamorerò anch’io. Di certo vorrei che il mio lui assomigliasse a un principe… sì, proprio quello azzurro delle favole. Vorrei incontrarlo su un cavallo bianco e perdermi nei suoi occhi luminosi come il cielo d’estate… Ma… un momento! Non posso perdere tempo a pensare all’amore. Meglio sbrigarmi o arriveranno le mie amiche e io non sarò ancora pronta.

 

«Vivian scendi! È arrivato tuo fratello!» mi urla mamma dal soggiorno.

 

Il cuore mi martella nel petto. Alex è tornato a casa… Prendo un lungo respiro e comincio a scendere le scale.

 

«Tesoro sbrigati!» insiste ancora.

 

Un tremore improvviso mi costringe ad appoggiarmi al muro. Sbircio attraverso le fessure e vedo i suoi capelli biondi, il suo sorriso luminoso. Non posso stare qui tutta la vita… Conto fino a tre e finalmente mi decido a raggiungerlo.

 

«Eccomi. Ciao Alex, bentornato» gli dico timida.

 

Mi trema un po’ la voce, sarà perché è così bello?

 

Lui si volta a guardarmi trafiggendomi con i suoi occhi azzurri come il cielo.

 

«Ciao Vivian. Come stai?»

 

Sta per abbracciarmi, ma all’ultimo si ritrae. Lo guardo stupita, non capisco come mai si sia fermato. Eppure anch’io sembro paralizzata. Da lui, dal suo sorriso.

 

«Che fate ragazzi? Salutatevi come si deve!» urla nostra madre, spingendoci una contro l’altro. «Che bello, la nostra famiglia è di nuovo unita… Vi voglio bene, siete i miei figli preferiti» esclama tutta contenta.

 

«Ma che dici mamma. È ovvio che siamo i tuoi figli preferiti, ci siamo solo noi» scherza Alex.

 

La sua battuta fa scoppiare tutti quanti in una fragorosa risata.

 

Siamo di nuovo insieme… Non potevo ricevere regalo di compleanno più bello.

 

Poco a poco il nostro giardino, rallegrato da palloncini, girasoli sui tavoli, tovaglie colorate e festoni appesi alle siepi si riempie di invitati. Mentre Sara saltella ovunque Alex chiacchiera con i suoi amici seduto su una sdraio. Tendo l’orecchio e li sento parlare di qualcosa che non capisco; nel fragore della festa è quasi impossibile riuscire a percepire anche una singola parola.

 

«Accidenti Vivian… certo che tuo fratello è proprio uno schianto!» mi sorprende d’un tratto una mia compagna di classe.

 

«Ambra ha ragione, se avessimo saputo che avevi un fratello così bello saremmo venute più spesso a casa tua a studiare» incalza Lara, un’altra mia compagna, scoppiando a ridere insieme alle altre.

 

«Allora, vi state divertendo?» ci chiede mamma avvicinandosi a noi.

 

«Certo, questa festa è proprio bellissima… sono tutti bellissimi» risponde Lara, scambiandosi uno sguardo d’intesa con le altre.

 

«Perché non andate a parlare un po’ con mio figlio? I ragazzi fanno sempre comunella tra loro… ci fosse mai una volta che si facessero avanti per conoscere delle fanciulle così belle.»

 

«Hai ragione Elena, i maschi sono sempre timidi e impacciati» civetta Ambra, sfoggiando un sorriso malizioso.

 

«Vado a chiamarli allora» proclama, allontanandosi.

 

«Mamma aspetta… lascialo stare… è lì per i fatti suoi, perché vuoi disturbarlo?» la trattengo, rossa in volto.

 

«Disturbarlo? Ma cosa dici tesoro. È ora che Manuel e tuo fratello si diano da fare per conoscere qualche ragazzina simpatica con cui uscire ogni tanto.»

 

«Magari stanno già con qualcuna e non te lo hanno detto…»

 

«Oh, non credo proprio. Alex! Manuel! Venite qui un attimo per favore.»

 

Alex ci guarda perplesso e lancia un’occhiata agli amici intenti a gustarsi questo siparietto improvvisato. Si avvicinano a noi e le mie guance si infiammano.

 

«Ragazzi, qui ci sono cinque belle fanciulle che vorrebbero conoscervi» proclama mamma come se nulla fosse.

 

Ambra, la più scatenata del gruppo, si lancia per prima.

 

«Perché non ci offrite da bere?» chiede loro ammiccando.

 

«Certo» le risponde Manuel. «Cosa preferite?»

 

«Per me aranciata con tanto ghiaccio» civetta Ilaria.

 

La loro sicurezza mi lascia sgomenta. Solo io non so mai come comportarmi con l’altro sesso. Forse la colpa è di Alex. Il suo sguardo penetrante ha il potere di bloccarmi il respiro ogni volta che incrocia il mio.

 

«Sì, sarà di sicuro così» mi dico sottovoce.

 

Ormai il gruppo si è unito, le mie amiche sembrano felici e i ragazzi scatenano le loro risate raccontando barzellette e simpatici aneddoti. Alzo gli occhi e incontro quelli di Alex; mi sta guardando con intensità, come se cercasse di comunicarmi qualcosa attraverso lo sguardo. D’un tratto afferra la mia mano e mi chiede di seguirlo poco più in là. Lo guardo senza capire le sue intenzioni e intanto tremo.

 

«Che c’è, che succede?» chiedo intimorita.

 

«Niente, volevo solo… insomma, mi spiace per quello che ha fatto mia madre.»

 

Dire mia madre invece di nostra madre è sempre stata una sua simpatica abitudine. Ormai non ci faccio quasi più caso, anche se questo suo modo di rivolgersi a lei conferma il sospetto che per lui non sarò mai una sorella.

 

«É fatta così, vuole sempre metterci lo zampino» continua poco dopo.

 

«Non devi preoccuparti Alex. Le mie amiche sono felicissime di avervi conosciuti» lo rassicuro con un sorriso.

 

I suoi occhi che mi fissano dolcemente mi fanno mancare il fiato. Sono così limpidi…

 

Il sole caldo illumina i nostri volti e una brezza leggera ci scompiglia i capelli. Intorno a noi la gente chiacchiera, ride ad alta voce, si diverte. Immersa nei miei pensieri mi dimentico quasi dove sono e il motivo per cui mi trovo qui.

 

«Hei, ma che fate da soli!»

 

La voce improvvisa di Manuel mi risveglia di soprassalto dai miei pensieri.

 

«Guarda, Alex! Guarda cosa sta combinando Martino!» continua il nostro amico.

 

Alex e io ci voltiamo in direzione del suo sguardo e vediamo Martino mentre balla con Lara.

 

«Non ci credo» proclama lui, sorridendo. «Ci sta già provando con l’amica di Vivian.»

 

«Beh» intervengo convinta, «se ballano insieme significa che anche a lei sta bene così.»

 

«Sì, ma tu non lo conosci» ribatte Manuel. «Quando incontra una tipa che gli piace è la fine.»

 

«In che senso?» chiedo incuriosita.

 

«Nel senso che da oggi in poi le farà una corte serrata, le manderà anche dei fiori e le scriverà poesie d’amore.»

 

«Davvero? Ma è fantastico…» mormoro con lo sguardo sognante.

 

«Fantastico?» chiede Manuel, strabuzzando gli occhi.

 

«Cos’ho detto di male? Sono cose carine che alle ragazze piacciono molto… o almeno… piacciono a me, cioè… intendevo dire che…»

 

Eccomi qui di nuovo, imbarazzata come non mai dopo aver rivelato a tutti le mie preferenze in fatto d’amore. Forse era meglio se fossi stata zitta.

 

Osservo Alex mentre guarda i nostri amici ballare. Ha uno sguardo dolce in questo momento. Forse un po’ serio, ma dolce. Sembra quasi che la mia dichiarazione lo abbia piacevolmente impressionato.

 

Sarà davvero così?

 

«Torno là» dice all’improvviso, costringendo Manuel a seguirlo.

 

Io resto a fissarli come una stupida mentre si allontanano. A volte il suo carattere mi indispone. Prima sembra dolce e tenero, poi, senza un motivo, si rabbuia e diventa triste e silenzioso. In questi quattro anni non sono riuscita una sola volta a capire cosa gli passasse per la testa, per me questo ragazzo resta un vero mistero.

 

«Vivian ma dove eri finita» mi chiede un’altra mia compagna, distogliendomi dai miei pensieri. «Cosa fai da sola? Corri a vedere cosa sta succedendo!»

 

«Cosa sta succedendo?»

 

«Mentre tu non c’eri Lara ha stretto amicizia con Martino, Ambra si è allontanata con Flavio e Serena si è presa una cotta per Manuel, che invece fa il filo a Ilaria.»

 

Guardo le mie amiche e provo un poco d’invidia nei loro confronti. Alcune di loro hanno già avuto almeno un fidanzato, l’unica a non aver mai combinato nulla sono io. Non ho fretta, è vero, ma sento che non mi dispiacerebbe affatto incontrare un ragazzo carino e simpatico con il quale trascorrere momenti felici. Abbasso lo sguardo e osservo il prato verde del mio giardino. Ho solo quattordici anni in fondo. Prima o poi quello giusto arriverà anche per me. Solo poche ore fa dicevo a me stessa di non sentirmi ancora pronta per l’amore, ma vedere le mie compagne di scuola che ballano con gli amici di Alex mi fa venire i brividi. Loro si divertono… e io sono qui ad aspettare il grande amore della mia vita.

 

Osservo il cielo, c’è qualche nuvola adesso. In una di esse mi sembra di scorgere un profilo. Sarà il mio principe che mi manda un segnale.

 

Ti aspetto principe azzurro. Non vedo l’ora di incontrarti.

 

«Ti va di venire alla festa di un mio amico settimana prossima?»

 

I miei pensieri sono distratti dalla voce di Ambra, che si sta rivolgendo a Alex; sono lì, uno di fronte all’altra, e sembrano parlare molto fitto.

 

«Non amo le feste» le risponde lui, scuro in volto.

 

«Questa è una festa a tutti gli effetti e non mi pare che tu ti stia annoiando.»

 

«Non c’entra Vivian. Lei è un’altra cosa.»

 

Le sue parole fanno sobbalzare il mio cuore nel petto.

 

«Ok, è tua sorella… sicuramente sei stato obbligato a partecipare alla sua festa, ma…»

 

«Hai capito male. Nessuno mi ha obbligato a stare qui, è una cosa che faccio volentieri.»

 

«Ok, ma il mio amico ha sedici anni come te e inviterà tante persone della tua età. Sono sicura che ti divertiresti un sacco. Magari potremmo andarci insieme. Che ne dici?»

 

«No grazie. E ora scusami, gli altri mi stanno aspettando» conclude, allontanandosi.

 

D’improvviso si volta nella mia direzione e si accorge della mia presenza poco più in là. Mi guarda in modo strano e io arrossisco.

 

Sul suo volto, adesso, un’espressione malinconica.

 

Alex… perché?

 

Ci fissiamo a lungo, infine si volta dall’altra parte e se ne va. Il fragore della festa mi assale; sento mia madre che mi chiama e vedo Sara che mi corre incontro.

 

«Devi spegnere le candeline ed esprimere il tuo desiderio!»

 

Ora sono tutti intorno a me, tutti urlano il mio nome e io arrossisco di nuovo. Cerco Alex con lo sguardo, ma non lo vedo da nessuna parte.

 

«Coraggio amore, esprimi un desiderio» mi incita mamma.

 

Mi soffermo a pensarci un attimo. La vita mi ha regalato tante cose in questi ultimi anni, non potrei proprio desiderare altro. Devo concentrarmi su qualcosa di più spirituale. Mi tornano in mente il suo volto, i suoi occhi luminosi, la sua dolcezza nel pronunciare il mio nome.

 

Eccolo il mio desiderio. Voglio che Alex sia felice.

 

Spengo le candeline e tutti applaudono contenti. Ora è il momento dei regali. Inizio ad aprirli e penso a quanto sono stata fortunata a incontrare la famiglia Dellis.

 

Primo giorno di scuola al Liceo Classico di Rocca Argenta. Entro in aula e passo davanti a una moltitudine di ragazzi e ragazze che parlano tra loro.

 

«Ciao a tutti» dico con timidezza.

 

Mentre raggiungo un banco libero sento un fischio provenire dal fondo dell’aula.

 

«Ammazza che schianto» esclama qualcuno.

 

Il gruppetto in piedi accanto alla finestra scoppia a ridere di gusto mettendomi a disagio.

 

«Lasciali perdere, sono dei cretini» dichiara una mia compagna.

 

«Già» ribatto con ritrosia.

 

«Ti va di sederti vicino a me? C’è un posto libero proprio accanto al mio banco.»

 

«Certo che mi va.»

 

«Ciao, io sono Noemi.»

 

«E io Vivian.»

 

«Dove abiti Vivian?»

 

«In campagna.»

 

«Mi piace la campagna qui intorno. Io invece abito vicino al mare.»

 

«Caspita, che fortuna. Io amo molto il mare!»

 

«Pensa che la mia cameretta si affaccia proprio su una scogliera!»

 

La guardo in volto e provo una tenerezza infinita; ha uno sguardo pulito e sembra anche avere modi gentili. Sono sicura che andrò d’accordo con lei, è proprio il genere di amica che ho sempre desiderato incontrare.

 

«Verrai a casa mia uno di questi pomeriggi?» propone tutta contenta.

 

«Certo che verrò, non vedo l’ora!» esclamo entusiasta.

 

In questo istante una donna in tailleur dallo sguardo molto severo fa il suo ingresso in aula. «Silenzio per favore. Buongiorno a tutti, mi chiamo Clarissa Pacini e sono la vostra insegnante di latino. Vi informo sin da ora che la mia materia è molto difficile e gli studenti che non si impegneranno come si deve saranno bocciati.»

 

Un brusio si solleva dall’aula illuminata dal sole di fine estate.

 

«Accidenti, questa è proprio una tipa tosta» mi dice Noemi con un filo di voce.

 

«Già» rispondo io, una smorfia sul volto. «Per fortuna che amo il latino, altrimenti non so se ne sarei uscita viva.»

 

Noemi scoppia a ridere coprendosi la bocca con un quaderno e io faccio altrettanto. Poi la Pacini inizia la sua lezione e siamo tutti fregati.

 

«Insomma, all’improvviso arriva lei e comincia la presentazione: “Sono Clarissa Pacini e chi non studierà sarà sicuramente bocciato”. Dovevi vederla mamma, è un’autentica iena. Sono sicura che ci darà del filo da torcere» le racconto una volta a casa.

 

«Ma dai Vivian. Tu sei bravissima, sarai tu a dare del filo da torcere a lei.»

 

«Guarda che non scherzo. È davvero severa e ci ha già riempiti di compiti. Insomma, il primo giorno di scuola ci si aspetta di fare conoscenza gli uni con gli altri, invece lei si è messa subito a spiegare il latino e io mi sento già indietro.»

 

«Ma cosa dici tesoro, non puoi sentirti indietro. In ogni caso, se mai dovessi avere problemi con il latino puoi sempre chiedere a tuo fratello, anche se sono sicura che te la caverai benissimo da sola.»

 

Le imprecazioni di Sara, appena rientrata da scuola, interrompono d’improvviso la nostra conversazione: «Io la odio quella lì, è una vera strega!»

 

«Ma che succede oggi?» domanda nostra madre, scoppiando a ridere. «Che cos’avete tutti da lamentarvi?»

 

«La mia insegnante di storia dell’arte è una pazza scatenata! È il primo giorno di scuola e ci ha già riempiti di compiti. Devo scrivere una relazione su Michelangelo entro domani… non so se avete capito, entro domani! E sto parlando di Michelangelo, non di uno qualunque.»

 

A quanto pare quest’anno la scuola sarà davvero dura per me e Sara…

 

Mentre mamma prepara sorridente il pranzo mia sorella e io ci raccontiamo dei nostri professori, dei compagni di classe, ci scambiamo impressioni e commenti. Mi racconta anche di un ragazzo più grande, tale Fabio, che le ha chiesto di incontrarsi in biblioteca con lui uno dei prossimi pomeriggi.

 

«È uno schianto, credimi. Non voglio rinunciare a questo invito» mi dice tutta emozionata.

 

«Hei signorina… frena un attimo» la interrompe mamma, facendo capolino dalla cucina. «Quanti anni avrebbe questo Fabio?»

 

«Sedici mammina! Vedessi quant’è bello!»

 

«Sedici anni? Non se ne parla proprio, non uscirai con un ragazzo così grande.»

 

«Così grande? Ma ha solo due anni più di me, proprio come Alex» sentenzia Sara indispettita.

 

«Appunto. Alla vostra età due anni di differenza sono tanti. Cerca di concentrare le tue energie su qualche maschietto più piccolo, per favore.»

 

Provo a pensare a Alex e ai suoi sedici anni. Lui non è il classico adolescente che pensa solo alle ragazze, trascorre molto tempo con i suoi amici, ama andare a cavallo e da qualche tempo si allena anche a calcio. Praticamente non studia mai, ma solo perché è una specie di genio a cui basta ascoltare una lezione per sapere già tutto a memoria.

 

Forse non tutti i sedicenni sono come li descrive mia madre.

 

Lui rientra da scuola in questo momento; mi soffermo a guardarlo mentre saluta mamma con un bacio, sembra che oggi sia più allegro del solito.

 

Senza che se ne accorga lo squadro dalla testa ai piedi. Mi piace com’è vestito, con la camicia bianca con le maniche arrotolate, i jeans chiari, le sneaker slacciate e i capelli spettinati sulla fronte. Io non credo di aver mai incontrato un ragazzo più bello di lui. A volte faccio davvero fatica a guardarlo, la sua bellezza è quasi imbarazzante.

 

«Com’è andata la scuola tesoro?» gli chiede mamma con la sua voce candida e dolce.

 

«Bene.»

 

«Niente lamentele allora?»

 

«In che senso?»

 

«Non so, professoresse cattive, montagne di compiti da fare, lezioni che vanno avanti troppo velocemente» proclama, strizzando l’occhio a me e Sara.

 

«Sono al terzo anno, non al primo. I professori li conosco da tempo.»

 

«Potresti dare una mano a Vivian con il latino? Sai, dice di essere rimasta un po’ indietro…»

 

«Ma che dici mamma» intervengo rossa in volto. «Guarda che scherzavo prima…»

 

«Se hai bisogno chiedi. Non farti problemi, mi piace il latino.»

 

Alex è disposto ad aiutarmi con la scuola? Fatico quasi a crederci.

 

«Visto Vivian? Ti darà una mano lui. E con Michelangelo come sei messo tesoro?» continua nostra madre.

 

«Mi dispiace ma non mi interesso di arte. Sara dovrà chiedere a qualcun altro.»

 

«Ecco, lo sapevo. Quando ho bisogno io non mi aiuta mai nessuno» risponde risentita nostra sorella. «Ho conosciuto un ragazzo bellissimo, mi ha anche chiesto di uscire» gli racconta subito dopo con gli occhi lucidi e lo sguardo innamorato, dimenticando in un battibaleno la sua arrabbiatura. «Ma la mamma non vuole solo perché è più grande di due anni.»

 

Alex si volta di scatto nella mia direzione, privandomi del respiro per un lungo attimo.

 

«È vero quello che dice Sara? Davvero non vuoi che esca con lui solo perché è più grande?» le domanda accigliato.

 

«Certo. Ha solo quattordici anni, come può pensare di uscire con un ragazzo di sedici?»

 

«Dove sta il problema, scusa? Non ne ha mica venti. In quel caso capirei, ma due anni di differenza non sono niente.»

 

«Alex tua sorella è ancora una bambina a cui piace giocare con le bambole mentre i sedicenni hanno in mente ben altre cose. Capisci che cosa voglio dire?»

 

«Non sono una bambina e non gioco più con le bambole da almeno un anno» interviene Sara urlando.

 

«Che idiozia questa storia dell’età. Ognuno è fatto a modo suo. Magari vuole soltanto portarla fuori a mangiare un gelato e tu ti preoccupi per niente.»

 

«Beh, vedremo. Se mi farà conoscere questo Fabio potrà anche uscirci. A tavola adesso, altrimenti si raffredda tutto.»

 

Sara, seduta al suo fianco, gli sussurra qualcosa all’orecchio. Sorridono entrambi, c’è molta complicità tra loro, si vede che sono veramente fratelli. Io invece non sono riuscita a legare molto con lui, anche se mi piacerebbe tanto potergli confidare i miei pensieri, farmi dare qualche buon consiglio, raccontargli come trascorro le mie giornate e ascoltare i resoconti sulle sue. Nonostante sia spesso gentile con me una sorta di invisibile barriera ci allontana, rendendo quasi impossibile ogni tentativo di avvicinarmi al suo cuore.

 

L’inverno è ormai passato e la primavera sta sbocciando in tutta la sua bellezza. Un pomeriggio di marzo Sara rientra a casa da scuola tutta agitata.

 

«Mamma, Vivian, venite qui, devo dirvi una cosa importantissima!» strilla, richiamando la nostra attenzione.

 

«Perché urli tanto?» le chiede mamma preoccupata.

 

«Prima dimmi dov’è Vivian.»

 

«Sono qui» le rispondo, agitando la mano.

 

«Presto, venite in cucina. Devo dirvelo prima che torni a casa!»

 

«Ma chi?» domando incuriosita.

 

«Alex! Devo dirvi una cosa prima che ritorni. Ho visto… stamattina…»

 

«Che cos’hai visto?» incalzo nella speranza che si decida a raccontarci tutto.

 

«Stamattina ho visto Alex che si baciava con una ragazza.»

 

«Che notizia!» esclama nostra madre, sorridendo. «Davvero hai visto Alex che si baciava con una ragazza?»

 

«Sì, te lo giuro. Li ho beccati sul fatto, dovevi vedere com’è arrossito quando si è accorto che li avevo visti.»

 

«Ma dai, Alex ha la fidanzata… E com’è? Racconta, dicci com’è questa misteriosa fanciulla.»

 

«Ha i capelli scuri ed è molto carina.»

 

«E sai anche come si chiama?»

 

«Debora, si chiama Debora. Alex me l’ha anche presentata.»

 

Una tristezza improvvisa mi assale, spegnendo di colpo la mia gioia di vivere.

 

«Vivian hai sentito che cos’ha detto Sara? Alex ha perso la testa per questa Debora» mi urla mamma emozionata.

 

«Sono contenta per lui» dichiaro, avvicinandomi alla credenza.

 

Non so perché, ma questa Debora non mi piace per niente. Sarà rimasta ammaliata dalla sua bellezza, non di certo dal suo cuore. Quello, purtroppo, lo possono vedere soltanto pochi eletti. Penso questo e il morale scende sotto terra. Dentro di me si accende il desiderio di cavalcare tra i prati con Ares. Quando Alex mi disse che andare a cavallo aiuta a tirare fuori le tue emozioni più profonde aveva proprio ragione. La notizia del suo fidanzamento ha scatenato in me una strana nostalgia… Non so di cosa. Forse dell’amore. Forse di amare e essere riamata con la stessa profondità con cui sarei in grado di farlo io.   

 

La tavola è pronta a ospitarci per il pranzo. Apparecchiata di tutto punto con piatti e bicchieri colorati e un vaso di fiori freschi al centro ci avvolge con la sua allegria.

 

Alex rientra a casa in questo momento. Il suo sguardo si posa subito su di me, procurandomi un tuffo al cuore.

 

«Ciao a tutti» ci dice sorridente.

 

Ignoro il suo saluto e siedo distratta al mio posto.

 

«Oggi pomeriggio vorrei prendere Ares. Ti spiace?» gli chiedo, alzando lo sguardo nella sua direzione.

 

«No… non mi dispiace. Vai a fare una passeggiata in campagna?»

 

«No. Penso che andrò al mare.»

 

«Al mare? Come mai?»

 

«Così…» dichiaro in tono gioviale, sollevando le spalle.

 

«Sei allegra amore?» mi chiede mamma, servendomi il pranzo.

 

«Sì. Sta arrivando la primavera e io mi sento piena di energie!»

 

Lancio un’occhiata furtiva in direzione di Alex, mi sta fissando come se fossi un’aliena appena sbarcata dalla luna. Il motivo non mi è chiaro: dovrebbe pensare alla sua nuova fiamma invece di preoccuparsi per la mia cavalcata con Ares, che tra l’altro non capisco perché lo metta tanto in apprensione.

 

«È carina fratellone, ottima scelta» sento Sara commentare, appena siede a tavola anche lui.

 

«Glielo hai detto?» le domanda sottovoce.

 

«A chi?»

 

«A loro due. Gli hai detto di Debora?»

 

«Certo. Perché non avrei dovuto? Non c’è niente di male ad avere la ragazza.»

 

Mi sforzo di guardare altrove, ma sento l’occhiata di Alex su di me e uno strano calore si propaga dallo stomaco fin sopra i capelli.

 

«Oggi dobbiamo festeggiare il fidanzamento di Alex con Debora!» urla Sara d’un tratto, alzando il bicchiere verso l’alto.

 

«Adesso basta, smettetela» esplode lui seccato. «Non c’è niente da festeggiare.»

 

«Ma come tesoro» incalza mamma in allegria. «Siamo felici che tu abbia trovato una fidanzata così carina, siamo contenti per te.»

 

«Guarda che non è la prima ragazza con cui esco e non sarà nemmeno l’ultima. Cos’è, mi farete la festa ogni volta?»

 

Le mie ciglia si abbassano, l’imbarazzo colora di rosso le mie guance. Abbiamo sbagliato a comportarci così proprio con lui, che non parla mai dei fatti suoi e usa estremo riserbo su certe questioni. Ingenuamente credevo che Debora fosse la sua prima fidanzata, ma era impossibile che fosse così. Nessuna ragazza al mondo può resistere al suo sorriso. Penso a Sara, alla gioia che mi raccontò di aver provato dopo aver baciato Fabio. E penso anche alle mie compagne di classe, ai loro primi amori, ai baci che si scambiano con i nostri coetanei. Solo io non ho ancora vissuto questa emozione, perché aspetto di incontrare il ragazzo dei miei sogni. Sempre e solo lui… Sul suo cavallo bianco, dolce come il miele, innamorato come solo un principe delle favole riuscirebbe a essere.

 

Non so perché, ma sento che quel giorno non è tanto lontano.

 

Dopo pranzo Sara ci saluta per raggiungere le sue compagne di classe in biblioteca, mamma rassetta la casa canticchiando in allegria, Alex si sdraia sul divano a guardare un programma musicale e io resto seduta al tavolo della cucina alle prese con i compiti di matematica. Nascondo la testa nel libro e penso alle sue labbra che baciano quelle di Debora. I miei sogni romantici cominciano a vagare senza che possa fare nulla per fermarli; immagino di trovarmi di fronte al mio principe azzurro, lo vedo aggiustarsi il mantello, stringermi fra le sue braccia e baciarmi con passione. Che bacio fantastico… Peccato che sia solo un sogno. Apro gli occhi, davanti a me un’infinità di formule, numeri e problemi di ogni tipo aspettano con impazienza di essere risolti. Sbircio in direzione di Alex e mi accorgo che dalla mia posizione si vede benissimo quello che sta facendo; è sempre sul divano, ma ora è impegnato in uno zapping selvaggio. Cambia canale di continuo e sembra annoiato. Lo osservo di nascosto e mi scappa da ridere. È proprio buffo quando fa così, si vede che la televisione non gli piace affatto. Lui preferisce andare su una collina poco distante da casa nostra ad ammirare i caccia che sfrecciano sulla campagna. Questo è un piccolo segreto che conosco solo io, me lo confidò due anni fa; in quell’occasione si era aperto con me come non aveva mai fatto prima e io mi ero sentita talmente felice che promisi a me stessa che anch’io, un giorno, gli avrei rivelato il mio più grande segreto se mai ne avessi avuto uno.

 

«Che fai, sogni a occhi aperti?»

 

La sua voce improvvisa mi fa sobbalzare sulla sedia; persa nei miei pensieri non mi ero accorta che nel frattempo era entrato in cucina. Sollevo la testa dal libro e, consapevole di essere stata beccata in fallo, arrossisco.

 

«No… veramente stavo pensando al problema di matematica…»

 

«Certo, come no» scoppia a ridere lui. «A giudicare dai tuoi occhi sognanti si direbbe che il tuo pensiero aveva a che fare con qualcosa di molto romantico…»

 

«Ti faccio presente che non stavo sognando niente di romantico e anzi, pensavo di risolvere al più presto questo problema così posso andarmene a fare una bella passeggiata in riva al mare» gli rispondo in tono seccato, alzandomi a prendere un bicchiere d’acqua. I suoi occhi si posano sul mio libro per poi abbandonare quelle pagine e finire dritti nei miei. «Che c’è?» gli chiedo, sentendo le mie mani tremare. «Qualcosa non va?»

 

«No, niente» mi risponde in uno strano tono serio. «Stai attenta con Ares, mi raccomando» conclude, allontanandosi.

 

I miei polmoni, rimasti senz’aria per qualche secondo, riprendono di nuovo a ossigenarsi. Torno al tavolo e rileggo le pagine che stava guardando poco fa. Su di esse, un pensiero scritto da me qualche giorno addietro:

 

 

 

Quanto vorrei innamorarmi anch’io… quanto vorrei incontrare il mio principe azzurro, magari su uno splendido cavallo bianco…

 

 

 

Pervasa da un’incontenibile vergogna salgo di corsa in camera mia, indosso i jeans sdruciti, gli stivali di cuoio e una felpa. Poi afferro il giubbino e mi precipito da Ares.

 

Arrivo in spiaggia trafelata, con il cuore che batte con impeto e le guance arrossate. Siedo sulla sabbia, stringo la testa tra le mani; mi chiedo che cosa possa aver pensato Alex leggendo quelle parole così intime, il perché del suo sguardo penetrante. La sua bocca era chiusa nel silenzio, ma i suoi occhi parlavano in un linguaggio a me incomprensibile… C’era dolcezza in loro. Una dolcezza infinita che mi ha sciolta come neve al sole.

 

Osservo la linea dell’orizzonte offuscata da nuvole cariche di pioggia e sfioro il mare con le dita.

 

Non c’è dubbio, sto cambiando. O forse sto solo crescendo.

 

Torno a Rocca Argenta quando il sole è già calato oltre le colline. Entro nella stalla, sistemo il cavallo e corro verso la porta per recuperare qualche secondo di ritardo. Nella fretta vado a sbattere con forza contro un ostacolo del tutto imprevisto e finisco riversa a terra.

 

«Ti sei fatta male?» mi chiede Alex allarmato.

 

«No, è tutto a posto» gli rispondo, provando a sorridere. Ma il dolore per l’urto è troppo forte e non riesco a nasconderlo. «Ahi, il ginocchio…» mi sfugge.

 

Sto sanguinando; nella caduta sono scivolata su un sasso che mi ha causato una leggera ferita e che ora brucia da morire.

 

Alex si inginocchia sul prato per osservarla, solleva lo sguardo e mi fissa dispiaciuto. «Scusami, non ti avevo vista. Correvi così veloce…»

 

«Non preoccuparti, è stata colpa mia» lo rincuoro timida.

 

«Il ginocchio sanguina» dichiara, portandomi di nuovo nella stalla per disinfettare la ferita.

 

«Ahi!» impreco, sentendo il taglio bruciare sotto l’effetto dell’alcool.

 

«Ancora un attimo di pazienza, stringi i denti.»

 

Vorrei ringraziarlo con un abbraccio, ma la sua dolcezza ha paralizzato i miei muscoli. Alex è così gentile con me certe volte…

 

«Ok, ora sei a posto. Scusami se ti ho fatto male, ma era necessario disinfettare il taglio con l’alcool altrimenti rischiavi un’infezione» dice, sorridendomi con il suo sguardo limpido come il cielo.

 

Io abbasso la testa, rossa in volto.

 

«Grazie, sei stato gentile» ribatto, senza riuscire a guardarlo in volto. «Senti, a proposito di oggi… della frase sul mio libro intendo… so che l’hai letta e…»

 

«Mi dispiace Vivian» mi interrompe serio. «Non l’ho fatto di proposito. Volevo leggere il problema di matematica a cui stavi lavorando e mi sono ritrovato quell’appunto scritto in grande. È stata questione di un attimo. Perdonami.»

 

«Lo so che non l’hai fatto apposta, però… era una frase molto intima…»

 

«Ti giuro che mi dispiace da morire. Consentimi soltanto di dirti una cosa: ciò che hai scritto è davvero molto dolce. Solo le persone sensibili possono provare sentimenti tanto profondi.»

 

La voglia di stringermi a lui è diventata quasi impellente ora. Non so cosa darei per poter abbandonare la mia testa contro il suo petto e sentire il calore della sua pelle, il battito del suo cuore contro il mio…

 

«Dai andiamo» conclude, aiutandomi a rialzarmi.

 

La luce fioca della lampada illumina il diario su cui sto scrivendo i miei pensieri. Lancio la penna sul pavimento e mi giro supina nel letto. Ripenso a oggi, alla dolcezza di Alex mentre mi medicava la ferita, alle occhiate fugaci che ci scambiamo ogni tanto, alla sua voce gentile quando si preoccupa per me. Penso anche a Debora, a loro due insieme. Mi chiedo se si amino davvero, se un giorno decideranno di sposarsi.

 

Mi addormento con questi interrogativi nella testa e, quando mi risveglio, il sole è già alto nel cielo.

 

«Tesoro è tardi. Devi andare a scuola» urla mamma, dandomi uno scossone.

 

«Che ore sono?» domando, stropicciandomi gli occhi.

 

«Sono quasi le otto.»

 

«Cosa?» sbraito, sedendo di scatto nel letto. «È tardissimo mamma! Avresti dovuto svegliarmi prima!»

 

«Veramente è da mezzora che ti sto chiamando» ribatte con un sorriso.

 

Tempo due minuti e sono già in strada. Se di notte perdessi meno tempo a pensare, forse al mattino riuscirei a svegliarmi in orario senza dover correre ogni volta come un’atleta alle Olimpiadi…

 

Trascorro la lunga mattinata scolastica con lo sguardo assente e una serie infinita di sbadigli. Al termine delle lezioni saluto i miei compagni e mi avvio verso casa trascinandomi per la stanchezza. Salgo in camera mia senza neanche pranzare e mi addormento profondamente.

 

Riapro gli occhi quando ormai è pomeriggio inoltrato.

 

«Ma quanto ho dormito?» mi domando, buttando un occhio sull’orologio appeso al muro. Poi, spinta da una fame da lupi, corro in cucina a prepararmi qualcosa da mangiare. Sul tavolo trovo un bigliettino di mamma indirizzato a me:

 

 

 

Vado a Grosseto con Sara, torneremo per l’ora di cena. Ti ho preparato una bella focaccia farcita e un buon dolce. Mi raccomando, mangia tutto.

 

 

 

Recupero in fretta e furia i libri su cui studiare e torno in cucina intenzionata a gustarmi il mio delizioso pranzo riscaldata da un raggio di sole. D’un tratto, mentre sono seduta a tavola, sento la porta di casa aprirsi. Possibile che mia madre sia già tornata? Lo sbigottimento è totale quando poco dopo il volto teso di Alex mi sorprende nel silenzio in cui è avvolta la casa.

 

«La mamma è fuori con Sara… io sono rimasta qui a studiare…» gli dico, notandone l’espressione perplessa.

 

«Credevo fossi andata con loro…» proclama imbarazzato, toccandosi i capelli.

 

«In realtà ho dormito fino adesso…» gli confido, le ciglia abbassate.

 

Una ragazza dai lunghi capelli castani fa capolino dietro le sue spalle: la sua bellezza non lascia spazio ai dubbi, sono sicura che si tratti di Debora.

 

«Tu devi essere la sorella del mio fidanzato» dice fissandomi intensamente, mentre Alex si allontana verso la finestra. «Sono felice di conoscerti.»

 

«Grazie…» ribatto, intimidita dal suo atteggiamento un poco aggressivo.

 

«Che ne diresti di uscire insieme qualche volta?» continua, sorridendo maliziosa.

 

«Ecco… di solito il pomeriggio studio…» mi giustifico a testa bassa.

 

«Un sabato mattina allora?»

 

«Lasciala stare Debora» interviene Alex d’un tratto. «Andiamo via, sbrigati.»

 

«Perché vuoi andartene così presto? Se non ricordo male dovevamo trascorrere il pomeriggio in camera tua» dichiara lei, infastidita.

 

Ascolto quelle parole e balzo in piedi come una molla. «Ok, io levo il disturbo» dico loro allontanandomi in soggiorno, ma Alex mi ha seguita fin qui e ora mi sta stringendo un polso.

 

«Aspetta» mi dice mortificato.

 

«Lasciami Alex. Devo vedermi con Noemi.»

 

«Non è vero che devi incontrarti con Noemi. Siamo noi che dobbiamo andarcene, non tu.»

 

«Non voglio rovinare il vostro pomeriggio insieme» sussurro con la voce che trema, liberandomi dalla sua stretta. Poi scappo via, lasciandolo immobile sulla soglia.

 

Torno a casa verso sera, l’animo ancora in subbuglio. Mamma mi sta aspettando sulla soglia a braccia conserte.

 

«Dov’eri finita Vivian? È molto tardi» mi dice preoccupata.

 

La guardo a lungo negli occhi e mi stringo forte a lei.

 

«Qualcosa non va tesoro? Stai male?»

 

«Avevo solo voglia di abbracciarti mamma. Ti voglio tanto bene.»

 

«Anch’io te ne voglio, ma… sicura che non sia successo qualcosa?»

 

«Sto bene, davvero» sussurro, beneficiando del calore sprigionato dal suo abbraccio. Poi mi allontano in tutta fretta e mi chiudo in camera mia a soffrire senza motivo.